Il laboratorio nasce per sperimentare nuove tecnologie di produzione di energia da fonti rinnovabili. Tenuto conto che le tecnologie per affiancare o sostituire i combustibili fossili sono ormai tutte note, il laboratorio punta fondamentalmente a promuovere soluzioni sostenibili ed eco-compatibili. Il lab si concentra su tre elementi base: gli impianti di generazione primaria, come pannelli fotovoltaici, pannelli solari termici e pale eoliche, impianti di stoccaggio e impianti di generazione secondaria, come le apparecchiature per la produzione dell’energia elettrica da celle a combustibile. Il lab è dotato di sistemi avanzati di misure elettriche in grado di analizzare nei dettagli la catena dei rendimenti degli impianti e di un sistema di caratterizzazione degli accumulatori di assoluta avanguardia.

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Il laboratorio insiste su un’area residuale della città, luogo terminale e testata del lungomare urbano. L’biettivo è di costruire un edificio laboratorio: oltre a soddisfare le sue necessità funzionali, esso potrebbe essere presidio giornaliero in questa parte della città che, sebbene in posizione centrale, risulta in una stato di semiabbandono. L’idea che sostiene le scelte di progetto è suggerita dalla conformazione allungata del lotto e dalla prossimità con le ferrovie e i lunghi treni in sosta al deposito. Si tratta di un edificio-treno, di un solo piano, articolato in tronconi incastrati tra loro, con differente giacitura planimetrica: ospita le funzioni del laboratorio sotto un unica copertura, modellata come un origami che segue il profilo all’orizzonte delle montagne oltre lo Stretto. Il progetto, con struttura e chiusure interamente in legno, è pensato per essere smontabile e dunque con la possibilità di essere ricollocato su altro sedime. Le scelte di progetto scaturiscono dall’assunzione dei principi di sviluppo sostenibile:

  • Necessità di contenere il consumo delle risorse materiali ed energetiche;
  • Necessità di realizzare edifici con un alto livello di efficienza energetica e con una forte popensione all’integrazione impiantistica;
  • Riduzione dei consumi energetici di fonti non rinnovabili attraverso l’approvvigionamento;
  • Evoluzione dei processi realizzativi verso sistemi progrediti in grado di dare concrete risposte alle esigenze di riduzione dei consumi e degli impatti.

Il progetto si articola in parti, tra loro concatenate, che trovano un equilibrio formale e compositivo con la giacitura planimetrica e altimetrica del lotto. Il volume, articolato sia in pianta che in volume, trova la sua relazione con il contesto paesaggistico attraverso la sua organizzazione volumetrica e la messa a dimora di un nuovo impianto vegetale, nel rispetto delle qualità della macchia mediterranea (Tamarix gallica, Ceratonia siliqua). Seguendo il principio di massima fruibilità, il progetto intende riformulare un luogo che, senza soluzione di continuità, articoli e organizzi una sequenza di spazi fortemente relazionati sul piano della continuità percettiva tra interno ed esterno. La sua collocazione, al di sotto del livello stradale lascia libera la visuale dell’orizzonte dello Stretto. In omaggio al mito greco sulla fondazione della città sarà messo a dimora un esemplare di fico selvatico (Ficus carica var. caprificus) nel piazzale antistante il laboratorio.

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L’involucro edilizio, margine estremo dell’organismo architettonico, si misura e confronta da secoli con i materiali propri dell’architettura e delle tecnologie costruttive che lo realizzano. Il “LAB RENEW_MEL” mira ad una innovativa esplorazione: quella della integrazione tra forma dell’architettura e nuovi elementi tecnici, in questo caso quelli a consumo energetico consapevole ed in particolare per la produzione di energie provenienti da fonti rinnovabili. Elementi finora privi di connotati adatti all’integrazione nell’apparecchiatura costruttiva, non dimensionalmente irrilevanti da essere considerati impiantistici, non irrimediabilmente ingombranti da renderli inammissibili. Attendono di essere verificati nella possibilità di ottenere ospitalità all’interno dell’architettura. Laddove la storia morfologica e stilemica non possiede ancora una propria storicizzazione, il luogo del progetto assume il ruolo tipico della ricerca e dell’esplorazione sperimentale quale modalità tipica del progettare.

Il modello costruttivo consente di prevenire ad un organismo edilizio dotato di un elevato grado di flessibilità e adattabilità d’uso e in grado di ottimizzare i consumi energetici in relazione alle condizioni di benessere ambientale richiesti. Il comportamento spontaneo dell’edificio può essere integrato dall’utilizzo appropriato degli apporti solari e degli altri fattori climatici locali (climate sensitive building). Tali capacità sono espresse secondo alcuni punti fondamentali: 

  • La riduzione del fabbisogno energetico migliorando l’efficienza dell’involucro;
  • Lo sfruttamento degli elementi naturali per ottenere le condizioni di comfort interno;
  • L’integrazione e dimensionamento degli impianti.
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La tecnologia prefabbricata scelta punta alla serialità ed è attenta alle questioni che riguarda il comfortt ambientale e la riduzione degli impatti e i requisiti più significativi correlati al progetto sono: adattabilità, flessibilità, reversibilità, integrazione impiantistica, efficienza energetica. Per la definizione tecnica e costruttiva si è scelto di adottare sistemi costruttivi a secco e con tecnologia S/R (Struttura/Rivestimento) che rappresentano l’esempio più avanzato di razionalizzazione dei processi costruttivi raggiungibili attraverso elevati gradi di industrializzazione e si caratterizzano, per l’alto grado di progettabilità delle soluzione tecniche per l’uso dei materiali e quindi delle prestazioni (termiche, acustiche, antincendio, etc.). La componente strutturale è conformata a telai in legno, gli involucri interno ed esterno sono costituiti da materiali e componenti scelti in maniera appropriata alle funzioni specifiche. Nelle intercapedini, che si creano le reti impiantistiche che possono essere facilmente ispezionate.

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